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“Pillole Formative” per Pazienti, Famiglie & Caregivers, ”Sindrome da Intestino Corto:  Nutrizione Parenterale Domiciliare e Nuove Terapie”

PARTE 2

Le nuove terapie mediche per pazienti affetti da IICB con Sindrome dell’Intestino Corto: il Teduglutide

Il secondo intervento dell’incontro “Pillole Formative per Pazienti, Famiglie & Caregivers” dal titolo Sindrome da Intestino Corto: Nutrizione Parenterale Domiciliare e Nuove Terapie Mediche. Casi Clinici” approfondisce il tema delle nuove terapie mediche messe a disposizione per le persone affette da IICBinsufficienza intestinale cronica benigna con Sindrome dell’Intestino Corto ed è esposto dalla Dott.ssa Silvia Mazzuoli, specialista presso l’Unità Operativa di Gastroenterologia Centro di riferimento NAD ASL BAT Ospedale “Di Miccoli Barletta”

Focus specifico in particolare sul “Teduglutide”, farmaco che ha la finalità di poter migliorare strutturalmente l’intestino residuo e di conseguenza garantire alle persone affette da tale patologia di una ripresa pressoché totale della funzione intestinale. Una terapia che sta dando risultati risolutivi nei pazienti con IICB predisposti per quanto riguarda la riduzione o svezzamento totale dalla nutrizione parenterale domiciliare.

Il Teduglutide è un analogo ricombinante del peptide 2 simile al glucagone umano (GLP-2), una proteina coinvolta nell’adattamento del rivestimento intestinale che sviluppa la massa enterocitaria intestinale.

Il farmaco viene utilizzato dopo che si è verificato “l’adattamento intestinale”, ossia dopo una serie di cambiamenti della funzione intestinale intervenuti per compensare la riduzione delle dimensioni intestinali dopo l’intervento chirurgico.

In pratica il farmaco mima l’azione dell’ormone umano portando ad un miglioramento strutturale dell’organo che a sua volta induce il miglioramento dell’attività intestinale. Arrivando pertanto ad una adeguata condizione di ripristino della superficie di assorbimento intestinale si giunge ad ottenere nel paziente un miglioramento clinico che determina la sensibile riduzione in termini di volumi e frequenza della nutrizione parenterale domiciliare .

La somministrazione del teduglutide viene attentamente considerata dagli specialisti in seguito a importanti valutazioni ed esami utili a verificare che il paziente possa avere il profilo clinico adatto e appropriato per poter iniziare la terapia. Altrimenti, spiega la dottoressa Mazzuoli, il trattamento di efficacia e di sicurezza posso risultare inficiati e non orientati ad una risoluzione della condizione.

Qui l’esposizione completa nella quale viene presentato come tale nuova terapia agisce e i casi clinici che ne dimostrano l’efficacia.