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Il Dott. Lorenzo Norsa, Ospedale Vittore Buzzi di Milano, in un’intervista al Corriere della Sera Salute affronta molti temi riguardanti la Sindrome dell’Intestino Corto, dalla condizione socio-sanitaria di chi ne soffre, al recente riconoscimento nei nuovi Lea alle terapie innovative.

Riportiamo un’ampia intervista rilasciata al Corriere della Sera – Salute dal Dott. Lorenzo Norsa, Ospedale “Vittore Buzzi” di Milano e membro del Comitato Scientifico di Un Filo per la Vita Onlus


Recentemente Norsa ha partecipato a
l 14° Convegno Nazionale promosso da Un Filo per la Vita esponendo una relazione approfondita proprio in materia di SBS e come embricare la dieta in nutrizione parenterale ed enterale.

Molteplici i temi su cui Norsa si focalizza: il recente riconoscimento dell’Insufficienza Intestinale Cronica Benigna nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), passaggio decisivo che garantisce una presa in carico uniforme a livello nazionale, superando disuguaglianze regionali. L’impatto positivo del medesimo soprattutto sui pazienti pediatrici affetti da Sindrome dell’Intestino Corto con IICB.

Inoltre il peso clinico, psicologico e familiare della malattia, evidenziando i rischi, le complicanze e la mortalità associata alla nutrizione parenterale domiciliare, pur sottolineando i progressi in termini di sicurezza e gestione. Un tema importante dell’intervista ha riguardato, poi, lo studio multicentrico europeo – pubblicato su The Lancet e condotto da Norsa – sul Teduglutide, farmaco approvato nel 2021, che stimola l’assorbimento intestinale e consente in una quota significativa di pazienti pediatrici la riduzione o la sospensione della nutrizione parenterale.

A tale riguardo, è stato, infatti, analizzato l’impiego del farmaco in 104 bambini, individuando criteri predittivi di risposta considerando le capacità spontanee di adattamento intestinale nei primi anni di vita, e sottolinea che i benefici del farmaco dipendono dalla sua somministrazione continuativa.

Infine, le prospettive future della ricerca, e il ruolo cruciale delle associazioni dei pazienti, tra cui Un Filo per la Vita, nel percorso di riconoscimento istituzionale. L’inserimento nei LEA apre uno scenario nuovo ma richiede il consolidamento della rete dei centri di riferimento e un’applicazione omogenea sul territorio nazionale.

Qui l’intervista completa: Corriere della Sera Salute